Trovate le puntate precedenti, sulla pagina dedicata a questa rubrica: Briciole di filosofia
Trovate invece la soluzione dell’indovinello alla fine del testo 😉
CLEOBULO (VI – V secolo a.C.)

Troppo poco sappiamo di lui, e quel poco è ricostruito attraverso accenni di filosofi (Platone lo cita nel Protagora insieme ad altri saggi) e poeti. Tra i quali, a meno che non si tratti di un caso di omonimia, spicca Anacreonte (vissuto tra il 570 e il 485 a.C.), che a un giovane di affascinante prestanza dedicò alcuni versi:
Cleobulo io amo
per Cleobulo soffro
Cleobulo m’incanta.
Diogene Laerzio lo dice figlio di Evagora I (che vantava discendenza da Eracle!) e nativo di Lindos, nell’isola di Rodi, che governò poi con mitezza, tanto che la città gli dedicò una statua, che ho avuto la ventura di vedere anni fa…
Insieme alla figlia Cleobulina sarebbe stato autore di logogrifi (specie di anagramma incompleto, in cui, utilizzando solo alcune delle lettere di una parola data, altre se ne formano di minore lunghezza), ma anche di indovinelli, dei quali ecco il più famoso: (soluzione in fondo all’articolo)
Di dodici rampolli è genitore
ognuno con due volte trenta figlie
di aspetto contrastante, bianco e nero,
immortali, e al contempo periture.
Suo è inoltre l’epitaffio che sulla tomba del re Mida pronuncia la statua della fanciulla che la decora.
Finché colerà l’acqua, e cresceranno
gli alberi, e sole e luna splenderanno,
finché scorrono i fiumi e romba il mare,
piangente attesterò su questa tomba
ai passanti che qui riposa Mida.
Epitaffio criticato da Simonide di Ceo (556-468 a.C.), che riteneva tracotante la pretesa che un’opera umana potesse sfidare la natura immortale:
Chi, dotato di senno, loderebbe
Cleobulo di Lindos,
che osò paragonare una stele
ai sempiterni fluidi ruscelli,
alla luce del sole e della luna,
e ai vortici marini?
Accostare alle opere divine
le periture azioni dei mortali
è ben velleità da uomo sciocco.
Ed ecco le poche sentenze che ci restano, con i miei soliti commenti semiseri…

- L’ignoranza è destino comune degli uomini (Promemoria per i tuttologi dei media, che vanverano a caxxo su qualsivoglia argomento…)
- Fai del bene a un amico per fartelo ancora più amico (Come dire, non dare per scontata l’amicizia, che è un bene prezioso di cui troppo spesso trascuriamo il valore)
- Fai del bene anche a un nemico per rendertelo amico (Complementare al precedente. Trattare un avversario con rispetto, anziché caricarlo di improperi, può fruttare stima e magari nuova solidarietà)
- Bisogna temere le giurie composte da amici (Vale per i premi letterari, dove il giudizio indulgente dell’amico ingenera nel candidato una perniciosa presunzione)
- Temi i cattivi disegni dei nemici (Senza dimenticare di dare il giusto valore alle critiche malevoli, fatte per gelosia, invidia o malanimo: poiché alla fine causano più male al fegato di chi li emette che a quello di chi li subisce)
- Ogni volta che esci di casa, chiediti cosa vai a fare (Domanda che punta l’attenzione sulle conseguenze di ogni nuova azione).
- Quando torni a casa, chiediti che cosa hai fatto (Fai il resoconto di quanto accaduto tra un mutamento e l’altro, e rifletti, più che sul fatto, sul senso e la ragione di esso).
- La misura è la migliore delle cose (Ammesso che, questione ancora più basilare, si conosca l’unità di misura…)
(L’anno)
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