Francesco Cicconetti, Jhumpa Lahiri, lettura, Stefano Brugnolo

Le mie letture di febbraio

Provo a mantenere, seppur con imbarazzante ritardo, il buon proposito espresso in Le mie letture di gennaio, di darvi almeno una volta al mese un aggiornamento libroso. Come temevo, a febbraio ho letto di meno, per colpa soprattutto della programmazione degli esperimenti per la tesi di dottorato (per chi arriva qui per la prima volta: ciao! Sono una psicolinguista!).

Come vedrete, si tratta in tutti e tre i casi di titoli contemporanei, che spero vi possano incuriosire. Ve ne parlo qui sotto, lasciandovi una valutazione succinta che come sempre è personale, e non vuole costituire un giudizio estetico o critico, ma piuttosto restituire un’idea dell’impatto che queste letture hanno avuto su di me. Se vi va, potete farmi sapere cosa ne pensate lasciando un commento in fondo all’articolo!

SCHELETRO FEMMINA – FRANCESCO CICCONETTI |★★★

Ecco, parlando di letture di notevole impatto, non posso che menzionare Scheletro femmina di Francesco Cicconetti. Se cercate su internet vi parleranno della narrazione di una transizione, ma non è questo il vero soggetto del libro. Questa biografia romanzata racconta infatti di ciò che al protagonista accade prima della transizione. Sono pagine intense, riflesso di un disagio vissuto fin dalle elementari, di un dolore e un senso di solitudine capace di appiccicarsi alla pelle del lettore. Quella dell’immedesimazione è in effetti una scommessa audace, che però l’autore ha indubbiamente vinto. Prima ancora di intraprendere la strada della transizione, infatti, il protagonista vive un disprezzo per il proprio corpo, per la propria figura, in cui ho rivisto una me passata, ma non poi così lontana. Eppure, andando al di là delle nostre vicende personali, e dell’intensità diversa con cui possiamo reagire alle scene del libro, il coraggio con cui Cicconetti mette a nudo esperienze, ricordi e sentimenti, ha un risvolto molto più importante. Il testo finisce per dare un volto a concetti che, ad un pubblico come quello italiano, appaiono astrusi sofismi: transessualità, identità di genere, orientamento sessuale, disforia, coming out. Certo, possiamo fruire di saggi, articoli di giornale, discussioni televisive, ma quello che dobbiamo capire è che alla base di tutto ci sono delle persone, con una vita e una sofferenza che vanno rispettate. Scheletro femmina è tutto questo, ma anche di più.

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DALLA PARTE DI PROUST – STEFANO BRUGNOLO |★★★

Di Dalla parte di Proust posso dire poco se non che lo consiglio a chiunque abbia letto o voglia leggere Alla ricerca del tempo perduto di. In questo saggio l’autore, Stefano Brugnolo, ordinario di teoria della letteratura all’Università di Pisa, ci accompagna in una passeggiata tra i temi dell’opera proustiana con una penna vivace e acuta. Se volete saperne di più potete leggere l’articolo di Vittorio: ANCORA PROUST, PER APPROFONDIRE (consigli di lettura di Vittorio Panicara: seconda parte). oppure recuperare la diretta che abbiamo organizzato con con l’autore il 10 marzo; basta cliccare qui: https://www.instagram.com/p/CpoAEu3ojwL/ Forse una cosa che abbiamo mancato di sottolineare abbastanza allora, ma che per me ha reso questa lettura oltremodo piacevole, sono i continui riferimenti che Brugnolo fa alle problematiche del nostro mondo, e quindi all’attualità del testo proustiano. L’ascesa della cancel culture, i diritti civili, l’odierna e frenetica sete di tempo che ci strappa la capacità di godere della lettura, o, ancora, l’abitudine di vivere la realtà dietro le lenti degli smartphone alla ricerca dell’ultimo scatto: è tutto qui, in un pamphlet di critica letteraria in cui l’amore dell’autore per la Ricerca viene fuori in una curiosa linea di dialogo con il lettore.

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IL VESTITO DEI LIBRI – JHUMPA LAHIRI | ★★☆☆

Ce n’è sempre una, e questa è stata la delusione del mese. Di Jhumpa Lahiri avevamo parlato in IN ALTRE PAROLE, IN UN’ALTRA LINGUA, L’ITALIANO (recensione di “In altre parole“ di Jhumpa Lahiri) / di Vittorio Panicara e pensavo che questo libricino di sole 80 pagine mi avrebbe traghettata con agio nel nuovo mese, ma invece non mi ha lasciato che un retrogusto di delusione. Tema principale del testo sono le copertine dei libri. Attenzione, il discorso non paragona tanto la diversa resa di opere della letteratura, quanto piuttosto dei molteplici “vestiti” che le case editrici hanno dato alle opere della stessa autrice, tradotte per altro in diverse lingue. Il tutto sfocia in un discorso autoreferenziale, una specie di riassunto del difficile rapporto tra la scrittrice e i grafici delle case editrice. Non banale come discorso, ma nemmeno il più interessante. Erano solo 80 pagine, ma mi sono sembrate 200…

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