Rassegna

Un Nobel dimenticato: Kenzaburō Ōe, Amleto allo Strega, e la filosofia di Biante 

Una settimana di letture #73
Federica Breimaier

È arrivata solo lunedì scorso la notizia della morte di Kenzaburō Ōe, scrittore giapponese, vincitore del Premio Nobel per la letteratura nel 1994. L’autore è mancato il 3 marzo, ma la famiglia ha preferito pubblicare l’annuncio solo dieci giorni dopo.

Di questa figura, e soprattutto della sua scomparsa, si è parlato pochissimo, giusto una mezza pagina sui giornali più importanti, altri invece neanche ne hanno dato conto, e questo lo trovo alquanto paradossale, dal momento che le tematiche trattate da Ōe sono quanto mai attuali nell’odierno momento storico. Allora, ecco qui qualche riga sulla biografia e sulle opere di un autore che la stampa italiana ma anche il bookstagram tutto hanno deciso di ignorare.

Kenzaburō Ōe nasce il 31 gennaio 1935, nella minuscola cittadina di Uchiko, ai margini geografici, ma anche sociali, dell’Impero giapponese. Da bambino venne in contatto con i miti e le leggende premoderne ancora diffusissime, sulla cui base avrebbe costruito la propria sensibilità narrativa. Sono ambientate qui le sue prime opere, tra cui il racconto L’animale dell’allevamento (1958), che lo portò al primo successo. Il Giappone rurale continuerà a fare da sfondo anche in altri lavori più tardi, quando, lontano da casa, riaffiorerà, portato avanti da una spinta ecologista, il tema dell’identità perduta e del rapporto tra il mondo contadino e quello urbanizzato.

La produzione di Ōe ha attraversato diversi generi letterari, tra cui il romanzo, la novella, il saggio letterario, ma anche filosofico e politico. Protagonista indiscusso è il Giappone del dopoguerra, segnato dalla tragedia di Hiroshima e Nagasaki, avvenuta quand’egli aveva soli 10 anni. Attratto dalle riforme progressiste portate nell’Impero dall’Occupazione americana, il concetto di “democrazia postbellica” divenne la spina dorsale del suo pensiero filosofico. Da molti considerato un progressista radicale, Ōe si è lanciato in un’angosciosa ricerca per capire come l’umanità potesse sopravvivere sotto la minaccia dell’annichilimento nucleare. La sua poetica si colloca così nel filone della letteratura sulla bomba atomica, di cui Note su Hiroshima del 1965 divenne esponente di spicco.

Nello stile di Ōe si riverbera la cultura nipponica in cui era stato immerso, ma che seppe sapientemente mescolare con quella occidentale, con cui venne in contatto attraverso autori quali Sartre, Faulkner, Melville, Blake, Yeats, Dickens, Dostoievsky, Miguel de Cervantes, Dante. Particolarmente proficui da questo punto di vista furono i soggiorni americani, nel corso di uno dei quali ebbe modo di incontrare un altro pacifista come lui: Noam Chomsky, con cu intrattenne un fitto scambio epistolare sulla necessità di avviare il disarmo atomico e di abbandonare l’energia nucleare. Nel 2011, all’indomani dal disastro della centrale di Fukushima, scrisse: «Ripetere l’errore mostrando, attraverso la costruzione di reattori nucleari, la stessa mancanza di rispetto per la vita umana, è il peggior tradimento possibile della memoria delle vittime di Hiroshima».

«Con la forza poetica (Ōe) crea un mondo immaginario, dove la vita e il mito si condensano per formare un’immagine sconcertante della situazione umana di oggi», con queste parole l’avevano insignito nel 1994 del premio Nobel per la letteratura, e davvero l’attualità del messaggio della sua poetica è evidente. Si tratta dunque di un autore da riscoprire, seppur lontano dalle mode libresche dei social network. Qui di seguito trovate alcune delle sue opere più importanti:

Ora passiamo ai contenuti di Giornate di lettura pubblicati questa settimana…

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Martedì è uscito, per la nostra rubrica Briciole di filosofia, un articolo dedicato alla figura di Biante, filosofo greco annoverato tra i Sette Sapienti e vissuto tra il 600 a.C. circa e il 530 a.C. circa. Volete saperne di più del suo pensiero e della sua vita? Troverete anche alcune delle sue massime, corredate dai commenti semiseri di Gerardo; basta cliccare su: Briciole di filosofia | #4 Biante.

Venerdì Gerardo ha pubblicato un articolo dedicato al Premio Strega ed in particolare ai numeri dei finalisti. Quante donne e quanti uomini hanno vinto il Premio? Ci sono case editrici che hanno più possibilità di altre di arrivare nella cinquina, o addirittura alla vittoria? Quanto è imparziale il regolamento? Quando si parla dei vincitori, stiamo facendo davvero un discorso di qualità letteraria? A queste e altre domande prova a rispondere il contributo, con riflessioni puntuali tinte talvolta di ironia. Potrete leggere il tutto qui: AMLETO AL PREMIO STREGA: il dilemma dell’esserci o non esserci

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Post dedicato ad alcuni vincitori del Premio Strega
Maresa vi ha parlato di biblioterapia
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Fonte consultata:

  • Hirano, Hidehisa. “Kenzaburō Ōe (31 January 1935-).” Nobel Prize Laureates in Literature, Part 3, vol. 331, Gale, 2007, pp. 356-367. Dictionary of Literary Biography Vol. 331. Gale Literature: Dictionary of Literary Biography, link-gale-com.ezproxy.uzh.ch/apps/doc/RFJUKR427675345/DLBC?u=unizur&sid=bookmark-DLBC&xid=c9373a8d. Accessed 18 Mar. 2023
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