di Gerardo Passannante
Col 1° marzo sono scaduti i termini per la presentazione delle opere candidate al Premio Strega, ed è iniziato lo scannatoio tra gli editori per la proclamazione del vincitore, che avrà luogo, come da tradizione, il primo giovedì di luglio nel ninfeo di Villa Giulia a Roma. Molto probabilmente, caro amico che mi leggi, il tuo libro non ci sarà. Ma prima di adontarti per l’affronto subìto, chiediti se avevi le carte in regola, dando un’occhiata al Regolamento. Dal quale apprenderai, se non lo sapevi, che nessun autore o editore può presentare la propria opera in modo autonomo, e che la candidatura deve essere avanzata solo da uno degli oltre 400 “amici della domenica”. E se tu non ne conosci nessuno, eri già bell’e spacciato.

Del resto, visto che secondo dati dell’ISTAT in Italia nel 2021 si erano stampati ben 90.195 titoli, anche a considerare che possono essere candidate allo Strega solo opere di narrativa, la quantità dei papabili resta comunque impressionante. E se credi che i giurati possano essersi sorbiti tutti i romanzi pubblicati tra il 31 marzo 2022 e il 28 febbraio 2023 sei veramente uno sprovveduto, e non afferri che malgrado la loro prodigiosa bulimia legendi hanno dovuto necessariamente adottare qualche criterio di selezione, il primo dei quali consiste nell’ignorare le piccole case editrici…
Essendo la cernita così rigorosa, non deve perciò stupirti che le opere candidate, per quanto più folte degli scorsi anni, siano “solo” un’ottantina, in cui si concentra il distillato delle patrie lettere! Accipicchia, verrebbe da dire, è decisamente un’ottima annata! Se non fosse che la candidatura non garantisce affatto il prodotto doc, e che gli esclusi non erano tutti vinelli. Il fatto è, caro amico, che tu puoi anche avere scritto un capodopera, ma se non hai qualche patrono sei out in partenza. Non ci credi? E vediamo:
- Se il tuo libro è uscito entro i termini di cui sopra, avevi le carte in regola per partecipare.
- Se sei stato candidato non significa che sei un genio, ma che hai un santo in Paradiso.
- Se entrerai nella dozzina di inizio giugno, significa che hai due santi in Paradiso.
- Se entrerai nella cinquina finale, significa che hai 3 santi in Paradiso.
- Se uscirai vincitore significa che per te si è scomodato il Padreterno in persona!
Ma se nulla di tutto questo è successo, non considerarti una nullità, ma ti consoli il pensiero che, tempo un mese, quegli 80 “raccomandati” si ridurranno drasticamente a 12, sette dei quali si schianteranno a loro volta contro lo sbarramento dei 5 finalisti, tra cui emergerà l’immortale! Non ne sei convinto? Ecco allora qualche dato…
- Dalla prima edizione del 1947 ad oggi il Premio Strega ha laureato 76 scrittori, tra cui 65 uomini e 11 donne (a riprova, per chi ne dubitasse, che i maschi sono costituzionalmente più bravi delle femmine…!).
- Tra le Case editrici, 11 piccole sono arrivate in finale un paio di volte; altre 11, mediamente note, più di due volte; e 21 una sola volta. In tutto, poco più di una quarantina sulle 5000 operative nel 2021!!!
- Non è che queste fortunate, beninteso, abbiano avuto partita facile contro i colossi, se si considera che fino ad oggi 23 vittorie sono andate a Mondadori, 15 a Einaudi, 11 a Rizzoli, 10 a Bompiani, 4 a Garzanti, 4 a Feltrinelli, 2 a Longanesi; e 7 Case editrici (Vallecchi, Rusconi, Leonardo, Guanda, La Nave di Teseo, Neri Pozza e La Meridiana) hanno ottenuto 1 sola vittoria… Come dire che la torta se la sono pappata in eloquenti percentuali Mondadori (30,26%), Einaudi (19,74%), Rizzoli (14,47%), Bompiani (13,1%). Le rimanenti 17, messe insieme, hanno rosicchiato un modesto 22,37%. Tutte le altre, tra le quali probabilmente si trova anche la tua, caro amico, l’hanno vista col cannocchiale…
Se ne evince che, se non hai pubblicato con una grande Casa editrice, le tue chance di entrare in cinquina appropinquano lo zero, e quelle di vincere non albergano nemmeno nell’iperuranio! E basterebbe già questo a smorzare la fregola di partecipare. Ché se poi, da sconsiderato hidalgo, ti cogliesse vaghezza per il futuro, ripétiti, con la Zerlina mozartiana, vorrei e non vorrei… al rischio, dio ti scampi! di vincerlo…
Ragioni per il to be
- Lo Strega è il più prestigioso premio italiano (o lo era fino a qualche anno fa…), e incassarlo assicura all’eletto l’importo di 5’000 euro, una notorietà che fa levitare le vendite di qualche migliaio di copie, procura contratti di traduzioni, e, last but not least, ti offre una bottiglia di ottimo liquore gratis invece di comprarlo al supermercato.
- Lo Strega è il traguardo di ogni velleitario appena alfabetizzato. Ciò spiega la bava di giornalisti, attori, cantanti, influencer e persino politici, impazienti di giocarsi la carriera per fregiarsi del titolo di “grande scrittore” che il premio generosamente dispensa.
- Già solo la fascetta di “candidato” fa vendere qualche… unità. Ma se tutto fa brodo, poter annunciare urbi et orbi la propria candidatura procaccia una sfilza di like, anche se è goduria destinata a sbattere presto contro la mannaia della dozzina. Ma un po’ di vanità, diamine! che male fa? L’importante è to be…
E veniamo alle ragioni per il not to be
- Le manovre, si dice (e la calunnia è un venticello…), iniziano già durante la cerimonia dell’anno precedente.
- Nessun giurato (anche a supporre che non abbia una vita privata, un lavoro, una famiglia) è in grado di valutare scrupolosamente tanti testi in così poco tempo, e si affida a criteri tutt’altro che estetici. Per cui, nel candidare un libro, più che dalla volontà di promuovere un capolavoro è mosso spesso (dietro segnalazioni, pressioni, consigli, incitamenti e sgomitate) dalla consuetudine del do ut des. E con le dovute e lodevoli eccezioni, mai sprecherebbe il suo voto per un sconosciuto che avesse consegnato al suo piccolo stampatore l’equivalente di Guerra e Pace. È per opportunismo, insicurezza critica, viltà? Come che sia, caro scrittore di nicchia, è fallace speranza contare sul tuo genio…
- Quand’anche (dopo “attenta” cernita) il libro dovesse entrare nella dozzina, alla cinquina finale, con sporadica eccezione, approdano solo libri i pubblicati dalle grandi case editrici.
- Questi “salvati” non rappresentano affatto il fior fiore del mercato (e controprova ne sia il loro meteoritico transito), mentre i “sommersi”, senza essere per forza schifezze, difettano del supporto della magica trimurti delle “c” (costanza, contatti, e culo…)
- Vivere un quarto d’ora di celebrità per avere partorito un topolino è soddisfazione magra, che se consente al graziato di millantare per il resto dei suoi giorni la medaglietta di una mezza stagione, rischia però di tarpare per vanagloria le ali di un autore appena più strutturato…
- Ricòrdati poi che lo Strega non l’ha ottenuto gente come Gadda, Calvino, D’Arrigo, Pasolini, Sciascia, Pazzi, Tabucchi, Busi, e naturalmente io, tanto per fare qualche nome…
Infine, con autocritica beneaugurante, sarei pronto a rimangiarmi tutte le riserve, se quest’anno il premio andasse, al di là di qualsiasi valutazione di merito, a Ferrovie del Messico di Gian Marco Griffi: opera di un semisconosciuto pubblicata da una minuscola casa editrice…
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I giganti della letteratura che citi sono tutti uomini (maschi intendo) e mi “duole”
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Vero, ci starebbero bene anche Saffo, Yourcenar, Dickinson, Brontë (Charlotte), e diverse altre. Cosa ne pensi di loro?
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Le donne scrivevano anche in Italia ma oramai sono state dimenticate. Ne cito qualcuna: Neera, Matilde Serao, Marchesa Colombi, Regina di Luanto e soprattutto Carolina Invernizio, della quale si racconta che il numero dei suoi libri venduti fosse pari a quelli di Jane Austen
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E tante altre, anche più grandi, a cominciare da Grazia Deledda. A Carolina Invernizio, peraltro, io stesso ho dedicato un articolo su questo blog
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Eppure a scuola. forse solo ai miei tempi lontani, le scrittrici non esistevano. Neanche il nobel Grazia Deledda, che conobbi solo grazie alla televisione degli anni cinquanta che trasmise Canne al vento sotto forma di “teleromanzo”.
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