Trovate le puntate precedenti, sulla pagina dedicata a questa rubrica: Briciole di filosofia
BIANTE (600 a.C. circa – 530 a.C. circa)
Anche lui annoverato tra i Sette Sapienti, e significativamente lodato dal sempre incazzoso Ipponatte e dal misantropo Eraclito, forse per sintonia con alcuni suoi versi:
Se cerchi di piacere
a tutti i tuoi cittadini
ne avrai gratitudine;
invece un contegno altezzoso
procura solitudine e rottura di scatole
Espressione emblematica della sua vicenda terrena è l’unico episodio che se ne narra, peraltro strettamente legato alla sua morte. Abile oratore, mentre durante un processo stava difendendo un amico, improvvisamente interruppe il discorso e piegò la testa sulla spalla del nipote. L’avversario continuò la requisitoria, ma i giudici alla fine emisero sentenza favorevole all’assistito di Biante. Ma fu vittoria fallace: poiché solo quando il tribunale si sciolse, ci si accorse che era morto.
Anche di lui restano alcune sentenze, giudiziose e amare: a partire dalla più nota, che assesta una mazzata alla presunta bontà della natura umana. Richiesto infatti di scrivere una frase memorabile sul frontone del tempio di Delfi, Biante incise senza esitazione il succo di lunghi anni di riflessione ed esperienze: Οἱ πλεῖστοι κακοί (Hoi pleistoi kakoi): la maggior parte degli uomini sono malvagi!) Comprensibile, allora, che quasi tutti i suoi aforismi fossero impregnati di radicale pessimismo. Eccoli di seguito con alcuni miei commenti semiseri tra parentesi:
- L’uomo è la massima sciagura per un altro (Variante ante litteram dell’Homo homini lupus, che Plauto e Hobbes avrebbero poi convintamente sottoscritto)
- È impossibile dimenticare il male altrui (E chi dice: perdono ma non dimentico… si sta solo contraddicendo)
- La pietà non concerne l’uomo (Come dire che causa della malvagità è l’assenza di empatia)
- La cosa di cui più gli uomini si rallegrano è il guadagno (E quella di cui si rammaricano è naturalmente la sua perdita…)
- È difficile sopportare un tracollo di fortuna (Si tratta ovviamente di beni materiali, quelli più ambiti)
- Non c’è merito nella ricchezza che spesso viene per caso (E non c’è demerito nella povertà quando avviene per sfiga)
- Ricco è chi nulla desidera. Povero è invece l’avaro (Non puoi aggiungere una goccia a una bottiglia piena. Ma non riempirai mai una bottiglia senza fondo)
- Ciò che possiedi di buono, ascrivilo agli dèi, non a te (Quando l’intraprendenza si inchinò davanti alla religione)
- Non ti affrettare a intraprendere qualche cosa. Ma quando l’hai intrapresa non mollare (Rifletti prima, ma poi opera con determinazione e costanza. Ciò che sembra contraddire in parte la sentenza precedente)
- La cosa più dolce per gli uomini è la speranza (Vivaddio, anche una debolezza umana alberga nel cuore gelido degli uomini! Se non fosse che anche la speme, ultima dea, ammonisce il poeta, lascia i sepolcri…)
- Il bene maggiore è una mente sempre consapevole del giusto (Intellettualismo socratico… A sapere cosa è giusto… Qui si impone una rilettura della Repubblica di Platone)
- La saggezza è il più sicuro dei beni (se non fosse che, per conseguirla, devi prima sbagliare molte volte)
- Proprio del sapiente è non nuocere, quando potrebbe farlo (Qui si parrà la tua nobilitate…)
- Proprio dello sciocco invece è voler nuocere quando non può (Perché, se invece può nuocere, smette per questo di essere sciocco?)
- Ottieni con la persuasione, non con la violenza (La violenza, erroneamente intesa come forza, è invece sempre espressione di debolezza)
- È meglio prendere posizione tra due nemici che tra due amici (Perché se si tratta di amici, uno dei due, dopo la tua scelta, diventerà tuo nemico. Se si tratta di nemici, al contrario, uno dei due potrebbe addirittura diventarti amico! Provare per credere)
- Ascolta molto e parla al momento opportuno (È l’invito che il sordo rivolge al muto)
- Casta è la donna che le voci non possono calunniare (Vale anche l’uomo che non dovrebbe permettersi di farlo)
- Quanto agli dèi, di’ solo che sono (Che è poi una forma di deismo. Il casino incomincia quando alla divinità si appiccicano attributi e parentele)
1 pensiero su “Briciole di filosofia | #4 Biante”