
Butta male, pensavano i parigini. Aria di primavera. Notte di guerra, allarme. Ma la notte svanisce, la guerra è lontana. Quelli che non dormivano, i malati nei loro letti, le madri con i figli al fronte, le donne innamorate con gli occhi sciupati dal pianto, udivano il primo ansito della sirena. Per il momento, era soltanto un’inspirazione profonda, simile al sospiro di un petto che qualcosa opprime. Sarebbe passato qualche istante prima che il cielo si riempisse tutto dei clamori che venivano da lontano, dall’ultimo orizzonte: senza fretta, si sarebbe detto! Chi dormiva sognava il mare che spinge avanti le sue onde e i suoi ciottoli, la tempesta di marzo che scuote la foresta, una mandria di buoi che corre pesante, facendo tremare il terreno sotto i suoi zoccoli, finché il sonno si arrendeva e un uomo mormorava, alzando appena le palpebre:
«È l’allarme?»
Più nervose, più apprensive, le donne erano già in piedi.
Irène Némirovsky, Suite francese
Per approfondire: IRÈNE NÉMIROVSKY: miseria e splendore di una scrittrice
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