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PITTACO (640 a.C. ca – 570 a.C. ca.)
Sempre tra i Sette Sapienti antichi si inscrive Pittaco. Il poco che ne sappiamo racconta che partecipò alle lotte civili per il controllo del governo di Mitilene, rovesciando il tiranno Melancro e assumendo lui stesso il potere per dieci anni, prima di ritirarsi a vita privata.
Reso accorto dall’infelice esperienza coniugale con la sorella dell’aristocratico Dracone, che lo trattava dall’alto in basso, a chi gli domandava se si dovesse sposare una donna di condizione simile o superiore alla propria, ripondeva senza indugio di prenderne una alla propria portata.
Uomo privo di rancore, al punto da perdonare l’assassino del figlio e far rilasciare il suo avversario politico Alceo, Pittaco mostrò ancora tanto disinteresse per le ricchezze, che rifiutò i doni di Creso, sostenendo di possedere già il doppio di quanto gli servisse. E analogamente, all’offerta dei suoi concittadini di molte migliaia di acri di terreno, si limitò ad accettarne appena un centinaio.
Emanò una legge che aumentava le pene per i reati commessi in stato di ubriachezza, forse prevedendo che sarebbe stato spacciato con un colpo d’accetta infertogli da qualcuno che aveva alzato il gomito. E sì che sapeva bene che:
contro il vizioso bisogna andare
con l’arco e la faretra piena di frecce:
poiché non dice nulla di vero la lingua
di chi ha un pensiero insincero
Ecco qui, al solito, un ventaglio di sentenze, con qualche mio commento semiserio in corsivo:
- Il perdono vale più del castigo (Detto a proposito dell’assassino del figlio. Sentenza valida solo per lui)
- È difficile esercitare la virtù (Quali virtù? Le cardinali, teologali, civili, opportunistiche, gregarie, rivoluzionarie… )
- Contro la necessità gli dèi stessi non combattono (Quando l’antica Moira batte Dio uno a zero)
- L’avvenire è imperscrutabile (A promemoria di maghi, astrologhi, chiromanti, podomanti e ciarlatani vari)
- L’esercizio del potere mostra il valore di un uomo (O forse solo miseria e ambizione)
- Bisogna fare bene quello che si fa (Un po’ lapalissiano: ché di certo non si può fare bene quello che non si fa)
- Le vere vittorie sono quelle incruente (Ossia, quelle diplomatiche. E come dargli torto?!)
- Puoi cercare quanto vuoi, ma non troverai un uomo per bene (Un cinismo degno di Machiavelli…)
- Fatti molti amici nella prosperità; ché nelle avversità ne troverai pochi (Variante appena più mite della precedente)
- Insaziabile è il profitto (L’autentico pozzo sfondato di ogni individuo e società)
- Una cosa piacevole: il tempo (Perduto, ritrovato, sprecato. Anche quello passato dal dentista…)
- La terra è affidabile, il mare invece no (Si capisce che non sapeva nuotare)
- Gli intelligenti prevedono i malanni. I coraggiosi li sopportano (I coraggiosi intelligenti non se li cercano)
- Solo lo sciocco deride gli infelici (E sciocco sì, perché deride il se stesso di domani)
- Taci sulle tue intenzioni, perché se non ti riescono ne avrai danno (come ben sanno assassini, ladri ed evasori fiscali)
- Non sparlare dell’amico né lodare il nemico (Senza però dimenticare che Amicus Plato sed magis amica veritas)
- Cogli l’attimo, l’occasione, l’opportunità (Variabile greca del Carpe diem)
- Non fare tu ciò che rimproveri agli altri (Anche qui si sente odore di vangelo ante litteram)
- Restituisci il bene che ti è stato fatto (E come la mettiamo col male?)
- È meglio l’approvazione di un solo uomo onesto che di molti malvagi (sempre che se ne sia trovato uno)
- Ubbidisci alla legge che hai promulgato (Beh, casomai anche a quelle promulgate dagli altri, se sono eque)
- Non sa parlare chi non sa tacere (Anteprima del Tractatus logico-philosophicus di Wittgenstein)
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