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Le mie letture di gennaio

Arrivato dopo un periodo di bassa, gennaio si è rivelato un mese abbastanza proficuo in termini di letture portate a termine. Così, qui di seguito, ho pensato di farne un piccolo e breve consuntivo, con tanto di valutazione, come sempre non critica, ma personale (ho visto che nell’articolo Cosa ho letto nel 2022? – titoli e valutazioni avevate apprezzato il voto con le stelline). Mi piacerebbe alla fine di ogni mese guardare a quanto letto, ma non credo riuscirò ad essere costante. Per ora vediamo come va con gennaio. Lasciatemi un commento! Vorrei sapere se avete letto anche voi questi libri e cosa ne pensate dei miei “voti”. 

LA LUCE CHE È IN NOI – MICHELLE OBAMA |★★★☆☆

Dopo un fine anno piuttosto grigio, questo era davvero un libro di cui avevo bisogno, e che ho iniziato poco dopo averlo ricevuto come regalo di Natale. Tra le pagine di The light we carry Obama ci offre non più un memoire come era stato Becoming, ma ripercorre piuttosto i momenti più impegnativi e difficili della sua vita, rivelando le strategie alle quali si è affidata per convivere con la paura e il senso di smarrimento. Attenzione, non si tratta di un libro motivazionale, e la stessa autrice ci tiene a sottolineare come quanto ha funzionato per lei potrebbe non essere adatto per altre persone, o altre circostanze. L’ottimismo, la resilienza e il coraggio che trasudano da queste pagine è ciò che davvero mi ha colpito e mi ha spinta a regalare il libro ad una cara amica (ciao, Bice ♥︎).

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L’ARTE PERDUTA DELLA GRATITUDINE – ALEXANDER MCCALL SMITH |★★★☆☆

Libro-coccola su cui ho scritto la mia ultima recensione “L’arte perduta della gratitudine”: curiosità e passioni di una filosofa investigatrice, questo è probabilmente uno dei romanzi meglio riusciti di Alexander McCall Smith, almeno tra quelli da me avuti finora tra le mani. Sono da sempre una lettrice onnivora e non disdegno certa letteratura di evasione, a patto che quest’ultima sappia comunque restituirmi qualcosa: delle idee, delle emozioni, un modo facile per sfuggire alla realtà. Si tratta di un patto che quest’opera ha saputo mantenere egregiamente, e che quindi vi consiglio per eventuali blocchi del lettore. 

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L’UOMO INVASO – GESUALDO BUFALINO | ★★★★☆

Qui il discorso si fa un po’ diverso: non stiamo parlando di letteratura di evasione, ma di un classico italiano, le cui corde tendono indiscutibilmente all’universale. Di Bufalino ci siamo già occupatə qui su blog (UNA SERATA CON GESUALDO BUFALINO AL SETTIMO INCONTRO DEL CAFFÈ LETTERARIO DI ZURIGO, 31 gennaio 2019 | estratti da opere di Bufalino ), quindi non mi soffermerò troppo né sulle tematiche né sullo stile di questo autore siciliano (non ve n’è del resto lo spazio). L’uomo invaso è una raccolta di racconti che ho portato a termine in lettura condivisa ad alta voce, ed è proprio in questa occasione che ho potuto ammirare davvero (udendone i suoni riverberare nell’aria) il meticoloso uso che lo scrittore fa della lingua, di cui dimostra una conoscenza quasi maniacale. Ci si perde così in una melodia di suoni, significati e atmosfere, destinata a mettere in secondo piano la trama e i personaggi. Non mancano tuttavia curiose rievocazioni in cui rivivono protagonistə dell’immaginario letterario, quali Orfeo ed Euridice o Don Chisciotte e Sancio Panza, le cui storie sono reinterpretate in un’atmosfera spesso velata da una malinconica ironia. 

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SPATRIATI – MARIO DESIATI | ★☆☆☆☆

Eh, lo so. Vi vedo arricciare il naso, ma che ci posso fare? Credo che questo sia il libro più deludente che io abbia mai letto, e sospetto che superarne il primato sarà difficile. Di questo romanzo vi aveva parlato (e forse era stato profetico) Gerardo nella sua recensione Un’occasione mancata: Spatriati di Mario Desiati, eppure io avevo continuato ad avere aspettative molto alte per un’opera che aveva tutte le carte in regole per piacermi: il tema dell’angoscia esistenziale, lo sfondo berlinese, la rappresentazione di personaggə appartenenti alla comunità LGBTQ+. Risultato? Un disastro! Vorrei scrivere magari una breve pillola di narrativa, a mente fredda, ma ora, a lettura appena terminata, posso dirvi che tutto ciò che poteva andare storto è andato storto. Desiati aveva la possibilità di rappresentare le sfide, l’esistenza e la psicologia di tutta un serie nuova e poco rappresentata di protagonistə, e cosa ne è uscito? Un topolino! Tutto è accennato, non detto, stereotipato. Poiché alla fine dei conti la trasgressione non è scrivere di una fellatio o rappresentare un rapporto sadomaso, no. La vera innovazione è capirle, quelle persone, penetrare nella loro esistenza emotiva, descrivere con nitidezza lo straordinario caleidoscopio di orientamenti sessuali e identità di genere che contraddistingue gli individui. Questo è il compito dello scrittore, e Desiati ha miseramente fallito.

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3 pensieri su “Le mie letture di gennaio”

    1. Questo è un tema di cui parlerò nella rassegna di domenica. Nei miei articoli sto cercando, in maniera non coerente proprio perché è un tentativo, di usare un linguaggio più inclusivo. Per “personaggə” ci sono due ragioni. La prima è che nella divulgazione letteraria, ma anche in certa critica si sta diffondendo il termine “personaggia” per indicarne una di genere femminile. La seconda è che nel libro di Desiati vengono raffigurati generi che a parer mio rientrano poco nel mondo binario e dunque mi sembrava di aderire meglio alle intenzioni del testo usando questo termine. Spero che al di là di queste questioni formali, che secondo me ognunə regola per se stessə, l’articolo ti sia piaciuto.

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