
In un ordine del discorso che assegna priorità all’esperienza soggettiva e al volere sovrano dell’Io, non sorprende che la sfiducia verso la scienza e la credenza in teorie negazioniste e cospirative si saldino con il tipo di conservatorismo di cui stiamo esplorando le caratteristiche. Complottismi e atteggiamenti antiscientifici sono normalmente trattati come manifestazioni di una mancanza di razionalità o di carenze cognitive, cui porre rimedio con una migliore informazione. Ma attribuire il successo delle teorie antiscientifiche a una presunta ignoranza delle masse sarebbe semplicistico. «A differenza di quanto si vorrebbe credere», queste presunte masse «sono altamente alfabetizzate e assai poco masse». È invece la modalità di soggettivazione incentrata sull’individuo a spiegare sia la diffidenza verso i sapienti (i «professoroni») sia le manifestazioni d’odio verso l’«altro», che vediamo combinarsi tra loro nei discorsi populisti di destra sulla pandemia.
Giorgia Serughetti, Il vento conservatore
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