Caffè Letterario, Gabriel García Márquez, Márquez (recensioni), Recensioni

STORIE INCREDIBILI E TRISTI AL XXII INCONTRO DEL CAFFÈ LETTERARIO DI ZURIGO (Punto de Encuentro, 16 dicembre 2022).

Gabriel Garcia Márquez e il suo realismo magico sono giustamente celebri, e non solo tra gli addetti ai lavori. Lo stesso vale per i suoi romanzi, come «Cent’anni di solitudine», «Cronaca di una morte annunciata» e «L’amore ai tempi del colera». Meno nota è «La incredibile e triste storia della candida Eréndira e della sua nonna snaturata» (1972; titolo originale: «La increíble y triste historia de la cándida Eréndira y de su abuela desalmada»), una raccolta di sette racconti brevi (tranne l’ultimo, quello eponimo). È l’opera successiva a «Cent’anni di solitudine» (1967), che aveva dato fama mondiale a Márquez, insignito poi del Nobel nel 1982. La raccolta costituisce nella sua produzione un momento di passaggio, all’insegna di una ricerca contenutistica e stilistica che permetterà prove letterarie nuove, atte a rinnovare quel realismo magico che fondeva immaginazione e realtà sociale, vicende singole dei protagonisti e circolarità del tempo. È un’opera minore, ma non è priva di pregio ed è utile a chi voglia avere un quadro completo della sua produzione, o che, al contrario, voglia entrare in contatto con un testo propedeutico ai suoi romanzi più complessi. Per di più, Márquez scrisse alcuni testi della raccolta pensando a un libro per ragazzi (ed è per questo che troviamo molta più magia che negli altri suoi libri), finalità ben presto accantonata. I testi sono molto brevi (a parte quello di Eréndira) e, come accade in questi casi, non lasciano spazio a descrizioni o ad approfondite analisi psicologiche dei personaggi.
Questo l’elenco dei racconti con a fianco la data di composizione:

  1. Un signore molto vecchio con due ali enormi (1968)
  2. Il mare del tempo perduto (1961)
  3. L’annegato più bello del mondo (1968)
  4. Morte costante al di là dell’amore (1970)
  5. L’ultimo viaggio della nave fantasma (1968)
  6. Blacamán il buono, venditore di miracoli (1968)
  7. La incredibile e triste storia della candida Eréndira e della sua nonna snaturata (1972)

Il Caffè Letterario di Zurigo, nel corso del suo ventiduesimo incontro, si è appunto occupato di questa raccolta, che ha incontrato il gradimento di quasi tutti i presenti. Sono testi che mettono in risalto la povertà della popolazione caraibica, la durezza della natura (per esempio del mare, protagonista nei primi cinque racconti) e dei rapporti sociali, in cui prevalgono l’interesse, il potere e la violenza. Impiegando la leva del paradosso e dell’irrealtà che innesca gli avvenimenti “tristi e incredibili”, l’autore racconta vicende prive di un lieto fine, che ciò nonostante non hanno un effetto deprimente, ma esaltante e favorevole alla riflessione. Almeno questo è emerso durante la discussione nel gruppo durante l’incontro. Márquez, rispondendo ai critici che dopo «Cent’anni di solitudine» lo avevano rimproverato di vedere i problemi dell’America Latina con gli occhi degli stessi conquistadores, ci offre dal punto di vista dell’osservatore immerso in questa realtà uno spaccato impietoso e veritiero della vita dei villaggi della costa e del deserto, con personaggi imbruttiti nell’anima dalle dure condizioni in cui vivono: una vera e propria miseria, materiale e morale. Ecco dunque i maltrattamenti inflitti all’angelo caduto dal cielo – il signore molto vecchio con due ali enormi del primo racconto – sfruttato per guadagno e poi abbandonato da tutti, finché non spiccherà il volo. La ricerca del profitto caratterizza il gringo Herbert nel secondo racconto, mentre la vendetta di Blacamàn il Buono, nel sesto, è crudele quanto le torture da lui subite ad opera del suo antagonista, Blacamàn il Cattivo. Per non parlare della perfida nonna snaturata dell’ultimo racconto… In tutte queste vicende il Tropico è narrato così come si mostra agli occhi dei suoi abitanti: marcio, maleodorante, dimenticato, succube del tempo e della morte, senza speranza di miglioramento (si pensi all’improvvisa fragranza di rose che nel secondo racconto pare annunciare non la felicità ma la morte; la bellezza di Esteban, l’annegato più bello del mondo, è sostanzialmente un morto che dovrà essere seppellito in mare; l’anziano politico in fin di vita del quarto racconto saprà convertirsi all’onestà rinunciando anche all’amore più grande della sua vita; la religione è ridotta a superstizione, la sessualità a prostituzione, vista probabilmente con occhi maschili).
Ma la malignità e la meschinità degli esseri umani, pervasi da incontrollabili pulsioni, si manifesta più compiutamente nel settimo e ultimo racconto. Miserabile è infatti soprattutto la nonna di Eréndira, fanciulla costretta prima a fare la serva, poi la prostituta per ripagare i costi di un incendio procurato inavvertitamente. La nonna è una donna desalmada, aggettivo tradotto in italiano con snaturata piuttosto che con senza anima. Il gruppo si è diviso in due parti uguali tra coloro che preferivano un termine all’altro: il personaggio è privo di una sua moralità, di una sua coscienza morale, è senz’anima; al tempo stesso, però, se pensiamo al ruolo educativo che la società riconosce alle nonne, è davvero snaturata (vocabolo che implica un giudizio morale). In ogni caso, Eréndira, passiva e rassegnata all’inizio, martire della volontà della nonna, sa riconoscere il Ulises l’amore, ma soprattutto prende coscienza della necessità della propria liberazione e per uccidere la nonna sfrutta l’aiuto del ragazzo, che alla fine, tuttavia, lascerà. Correrà incontro a una libertà che non vuole confini o padroni. Un barlume di speranza in un mare di amarezza e di miseria.

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2 pensieri su “STORIE INCREDIBILI E TRISTI AL XXII INCONTRO DEL CAFFÈ LETTERARIO DI ZURIGO (Punto de Encuentro, 16 dicembre 2022).”

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