
Accade. Capita di rado, ma accade. Ed è come se tutti i motori decidessero di arrestarsi, le auto scomparissero e nel frastuono cessato la società civile suonasse la ritirata. L’alba nata dal mare spazza la pianura, il cielo coinvolge lo sguardo collettivo e nell’incantamento universale agli emiliani che guardano verso settentrione appaiono le cime prealpine. In quella luce rosa che afferra l’intero panorama ogni dettaglio si riduce a una grandiosa inezia, e tutto sembra immobile e genuflesso come al passaggio di una Incoronata. Questa è la soluzione. L’attimo in cui percepisci di vivere in una conca e che quel nostro gran daffare è tutto lí, chiuso su tra i fiumi, tra l’Alpe e l’Appennino, tutto quello che s’è detto e che diciamo, il combattere il vivere il morire, sorgere e decadere, tutto abbracciato in un unico sguardo dove si alternano tenerezza e maledizione. Si chiama casa, questa valle padana di lacrime.
Casa. Noi, questa terra, la sua unicità. Cantarla per costruire non una memoria, ma un’epica della memoria, magnificarla come nell’antico e con quel canto creare un fondamento per ciò che sarà.
Massimo Zamboni, La trionferà, Einaudi 2021.
1 pensiero su “Incipit del giorno – 9 novembre 2022”