
Grazie alla lettura di questo libro si può comprendere quanto singolare sia stato l’uomo Dostoevskij. Ad avvalorare il testo è il fatto che a scriverlo sia stata proprio la sua seconda moglie, Anna Grigor’evna Dostoevskaja, a cui lo scrittore è stato profondamente legato. Un matrimonio, il loro, durato 14 anni, fino alla morte del marito dopo la quale la stessa dedica il tempo che le resta a diffondere le sue opere. A lei infatti dobbiamo la conservazione intatta di una parte importante della sua eredità letteraria che riguarda le epistole, i manoscritti e i taccuini. Quando è già vedova da trent’anni, scrive in prima persona queste memorie, probabilmente per rettificare le troppe deformazioni dei memorialisti di parte.
Queste pagine raccolgono una serie di racconti e testimonianze che riguardano sia la sfera privata di Dostoevskij sia quella legata alla sua scrittura. Ma affiora anche il grande amore che Anna ha nutrito per lui e la devozione con cui lo ha accompagnato nel suo percorso letterario. Tra l’altro si ricorda che lei è stata la stenografa personale dello scrittore russo, quindi fortemente intrecciata con la sua professione.
Non senza un affettuoso umorismo emergono le straordinarie qualità umane del nostro autore, come l’empatia, la capacità di comprendere la profondità dell’uomo, la raffinata intelligenza, la bontà d’animo e il suo essere marito e padre amorevole e premuroso. Ma Anna non tace neanche sulle sue tare che riguardano ad esempio la gelosia ossessiva e il vizio del gioco; racconta con estrema semplicità e veridicità le abitudini, gli orari, le “stranezze” del marito e anche i suoi rapporti con gli intellettuali dell’epoca senza tralasciare quel suo modo di immergersi nel buio dell’esistenza.
Il vero punto di forza di queste memorie è quello di dare al lettore di Dostoevskij un’occasione in più per conoscerlo dall’interno, di familiarizzare con l’uomo, il padre, il marito prima ancora che col romanziere. Infatti, attraverso le parole di Anna, emerge la figura di un uomo di estrema sensibilità, dedito alla famiglia, riconoscente verso la moglie, innamorato dei figli giunti in tarda età, generoso verso il prossimo. Ma si leva anche un uomo vessato da debiti e creditori, segnato dalla malattia, l’epilessia, con cui convive per tutta la vita ma che certamente lo ha condizionato sotto tanti aspetti.
Forse un limite del testo potrebbe essere quello di stemperare i terremoti della vita febbrile di Dostoevskij, come ad esempio il suo articolato e intricato spessore intellettuale oppure il suo continuo oscillare tra fede e dubbio. È chiaro però che il ritratto che ne consegue è filtrato dalla prospettiva di Anna che, in ogni caso, in modo onesto e puntuale rende giustizia umana ed intellettuale ad uno dei letterati più grandi di tutti i tempi.
Grazie a questo libro è possibile cogliere tanti spunti e notizie per capire la genesi e il percorso creativo di alcuni romanzi. Da queste pagine il lettore conoscitore di Dostoevskij può uscirne arricchito. Bellissime quelle in cui Anna descrive il modo di scrivere del marito, la genesi dell’idea, l’origine di alcuni personaggi, le ore dedicate alla scrittura. Ma mai trasudano toni celebrativi o meramente encomiastico. La penna di Anna mira a tramandare i dettagli quotidiani che contribuiscono a tratteggiare una complessa e talvolta contraddittoria personalità.
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