Nato a Parigi nel 1842, Stéphane Mallarmé moriva il 9 settembre 1898. Inizialmente, superata una giovinezza rattristata dalla scomparsa del padre e dell’amata sorella, condusse una vita piuttosto monotona, impegnandosi a guadagnare il pane per la famiglia con lavori che lo lasciavano amareggiato e insoddisfatto, potendo dedicarsi alla scrittura soltanto nelle ore notturne.

Man mano però le cose iniziarono a cambiare, e, una volta elaborate le teorie simboliste che contraddistingueranno i suoi scritti, la pubblicazione di questi ultimi gli diedero sempre più successo. Nel 1871, la sua casa a Parigi si trasformò in un luogo di ritrovo per artisti e intellettuali, che, affascinati dalle sue intuizioni poetiche, scalpitavano per prendere parte ai suoi famosi “martedì letterari“.
Benché biasimato da una certa parte della critica, il suo stile venne presto considerato geniale da molti altri, tra i quali Verlaine, che, vedendo in lui il maestro di quel nuovo fare poesia che prenderà il nome di simbolismo, lo inserì tra i suoi poeti maledetti.
Convinto, in quanto autore, di possedere il privilegio di avere accesso ai significati remoti dei simboli e delle corrispondenze delle cose, diede vita ad una poesia contraddistinta dall’anelito all’elevazione e all’evasione dalla vita reale, ma anche da un profondo senso di angoscia, data dalla strenua aspirazione ad andare al di là delle cose materiali, per accedere alla parola pura, spogliata di ogni significato realistico. Si sciolgono così i vincoli della logica e della sintassi: la parola si fa musica e magia evocativa. Sono queste le caratteristiche che lo rendono uno dei precursori della poesia del Novecento, del futurismo e dei “poeti visivi”. Su di lui avevamo pubblicato l’articolo Pillole di poesia: Mallarmé.
A lui è dedicata la poesia di oggi: Brezza Marina, che trovate di seguito con il testo a fronte. In questa composizione, appartenente al primo periodo dell’opera di Mallarmé, si ritrovano reminiscenze di Baudelaire, da sempre visto come un maestro. Tuttavia si isolano anche i prodromi dello stile tutto originale del poeta: la tendenza all’astrattismo, la voglia di purezza, e l’estenuante ricerca della parola “inesprimibile”.
LA BREZZA MARINA
La carne è triste, ahimè! E ho letto tutti i libri.
Fuggire! laggiù fuggire! Io sento uccelli ebbri
d’essere tra l’ignota schiuma e i cieli!
Niente, né antichi giardini riflessi dagli occhi
terrà questo cuore che già si bagna nel mare
o notti! né il cerchio deserto della mia lampada
sul vuoto foglio difeso dal suo candore
né giovane donna che allatta il suo bambino.
Io partirò! Vascello che dondoli l’alberatura
l’àncora sciogli per una natura straniera!
E crede una Noia, tradita da speranze crudeli,
ancora nell’ultimo addio dei fazzoletti!
E gli alberi forse, richiamo dei temporali
son quelli che un vento inclina sopra i naufragi
sperduti, né antenne, né antenne, né verdi isolotti…
Ma ascolta, o mio cuore, il canto dei marinai!
S. Mallarmé, Poesie, trad. di L. Frezza, Feltrinelli, Milano 1980
BRISE MARINE
La chair est triste, hélas! et j’ai lu tous les livres.
Fuir! là-bas fuir! Je sens que des oiseaux sont ivres
D’être parmi l’écume inconnue et les cieux!
Rien, ni les vieux jardins reflétés par les yeux
Ne retiendra ce coeur qui dans la mer se trempe
O nuits! ni la clarté déserte de ma lampe
Sur le vide papier que la blancheur défend
Et ni la jeune femme allaitant son enfant.
Je partirai! Steamer balançant ta mâture,
Lève l’ancre pour une exotique nature!
Un Ennui, désolé par les cruels espoirs,
Croit encore à l’adieu suprême des mouchoirs!
Et, peut-être, les mâts, invitant les orages
Sont-ils de ceux qu’un vent penche sur les naufrages
Perdus, sans mâts, sans mâts, ni fertiles îlots…
Mais, ô mon coeur, entends le chant des matelots!
3 pensieri su “Moriva oggi nel 1898 Stéphane Mallarmé, il poeta maledetto della parola pura”