
Quando la memoria non basta più, l’essere umano ricorre a forme di scrittura. Qui non bisogna pensare a un alfabeto, a cui si arriverà solo di recente. Ma fin dal paleolitico inferiore, cioè da prima di Neandertal, ci sono pervenute ossa di animali su cui qualcuno ha tracciato delle linee diagonali, parallele o perpendicolari fra loro, e non per caso. Cosa registrassero in questo modo i nostri lontani parenti preneandertaliani non lo sappiamo: forse le prede cacciate, forse i giorni trascorsi da un certo evento. Fatto sta che gli antropologi e gli archeologi considerano queste ossa come la prova che già in tempi remoti l’umanità aveva inventato sistemi per fissare la memoria di certi episodi. Ci dicono anche che c’è una continuità fra questi sistemi rudimentali e altri via via più astratti e complici che attraversano tutta la preistoria, fino a sfociare, ma solo e mila anni fa, negli alfabeti.
Guido Barbujani, Europei senza se e senza ma: storie di neandertaliani e di immigrati.
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