
Il pigolar mattutino degli uccelli sembrava insulso a Françoise. Ogni parola delle “donne” la faceva sussultare; intrigata da ogni lor passo, era sempre a domandarsene la direzione: avevamo cambiato casa. Non che ci fosse minor movimento di domestici nel “sesto piano” della nostra casa di prima; ma quelli li conosceva, e i loro andirivieni le eran divenuti cosa nota ed amica. Mentre ora persino il silenzio la induceva in una attenzione dolorosa. E poiché il nuovo quartiere sembrava tanto calmo quanto era rumoroso il viale sul quale dava la nostra vecchia casa, bastava il canto (che anche di lontano, quando è fievole, risuona come un motivo d’orchestra) di un uomo che passava, per far venire le lagrime agli occhi di Françoise in esilio.
Marcel Proust, Alla ricerca del tempo perduto, «Guermantes I», traduzione di M. Bonfantini, Einaudi 1985.