Caro James,
Ho cominciato questa lettera cinque volte e cinque volte l’ho strappata. Ho davanti a me, sempre, il tuo viso, che è poi il viso di tuo padre, cioè di mio fratello. Come lui, tu sei impenetrabile, cupo, fragile e lunatico, con una tendenza spiccatissima alla truculenza, perché non vuoi che ti si giudichi un debole. Magari, chissà, in questo somigli a tuo nonno, sta di fatto però che fisicamente sia tu sia tuo padre gli assomigliate tantissimo. Ebbene, lui ormai è morto e non ha avuto il tempo di conoscerti; ha avuto una vita difficile, era devastato prima ancora di morire perché, in cuor suo, credeva veramente a quello che i bianchi dicevano di lui.
James Baldwin, La prossima volta il fuoco