Gerardo Passannante, Recensioni

Gerardo Passannante, narratore e poeta

Per apprezzare meglio le opere di Gerardo Passannante, abbiamo pensato di assemblare dei brani tratti da vari contributi critici relativi ad alcuni suoi libri. La speranza è di offrire un ventaglio di giudizi che dia almeno un’idea della poetica dell’autore. La scelta, per motivi di spazio, è caduta purtroppo su pochi testi, i primi di narrativa e gli altri di poesia; in realtà la produzione passannantiana è vastissima. Seguirà un secondo repertorio critico dedicato unicamente a «Il declino degli dèi», opera in fieri, di cui sono usciti finora tre volumi,  mentre sono state esclusi commenti a «L’ora della mezzanotte», raccolta di racconti in attesa di essere ripubblicata, perché a questa seconda edizione sarà dedicato un intero articolo.

Da segnalare che «Atto terzo» è un romanzo che, opportunamente rimaneggiato, è stato pubblicato più tardi con il titolo di «Atto gratuito». «Appunti di un colloquio interrotto», a sua volta, include e anticipa una parte delle poesie di «Quasi un Canzoniere».

 

 

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SU ATTO TERZO (1981)

 

Salvo Perna nella sua introduzione al primo romanzo pubblicato da Gerardo Passannante nel 1981 dal titolo «Atto terzo»:

L’autore fruga fino in fondo nel «buio pozzo nero» dell’animo umano, portando in superficie le verità sconcertanti fatte di frustrazioni, di delusioni, di sfiducia, di disfattismo: mette in luce le debolezze accortamente celate dietro la maschera dell’indifferenza, alza il velo sopra le insicurezza travestite dall’orgoglio

Al centro del romanzo vi è la vicenda a tratti parallela, a tratti convergente, di due uomini: l’uno un giovane scrittore alle prese con la sua prima opera, alla quale affida tutte le sue speranze, l’altro un uomo maturo che è costretto a rinunciare ad ogni speranza, una malattia mortale gli lascia infatti solo pochi mesi di vita. Tra i due uomini una donna: la cui presenza è soprattutto pensata, desiderata e sognata. Quasi una prefigurazione di Plebea, la figura femminile mitica e sfuggente che sarà al centro della prima raccolta di poesie di Passannante pubblicata tredici anni dopo il romanzo.

Se la trama di «Atto terzo» è povera di avvenimenti esteriori, essa costituisce però il punto di partenza per una storia interiore dei personaggi complessa e profonda. I personaggi, scrive Gian Michele Bosio

sono alle prese con una continua , ostinata, spietata analisi del proprio essere, delle proprie aspirazioni, della propria vita. È questa la dimensione più vera ed interessante del romanzo, quella che rivela nell’autore una non comune capacità di scavare nei personaggi, di costringerli ad un’introspezione che continuamente rivela ed addita insoddisfacenti traguardi, ulteriori mete, alla ricerca di una spiegazione appagante del mistero dell’esistenza

Ma non ci sono punti di arrivo, certezze rassicuranti. Quel che l’autore mette in evidenza sono piuttosto

il dubbio esistenziale che avvelena, l’incertezza del domani che paralizza, la precarietà dell’essere messo a confronto con l’essere di altri (…)

G. Meyer Sabino, da «Scrittori allo specchio» (1996)

 

(…) i modi quanto mai duttili e variati con cui sa cogliere con nettezza e lucidità il senso della scelta di vita nello scatto improvviso della protesta, dell’opposizione, dell’antifrasi rispetto a regole e convenzioni. […] ma tutti i racconti hanno dentro una verità che li rende indimenticabili.

G. Bàrberi Squarotti, in una lettera del 21 maggio 1996 inviata all’autore

 

… un tutto coerente, grazie anche all’insolita articolazione centrifuga e insieme l’unità di fondo.

G. Pontiggia, da una lettera all’autore del 10 giugno 1996.

 

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SU ATTO GRATUITO (2013)

 

Pubblicato per la prima volta nel 1981, ma poi riscritto per ben due volte, Atto gratuito è un romanzo “esistenziale” nato da un malessere individuale o forse di tutta una generazione (quella del ‘68) oscillante tra illusioni e ideologie, confusione e velleità, ma per la quale si coniugavano, in un groviglio esaltante quanto fragile, dinamismo e ricerca, conflittualità e consapevolezza, solitudine e fallimento, disagio e reazione, smarrimento e miraggi collettivi. Dalla narrazione retrospettiva emergono le storie parallele di due uomini, che, pur percorrendo ciascuno il proprio binario, si scontrano infine fatalmente con l’elemento che sempre li ha accomunati: l’amore per una stessa donna. La riflessione basilare del libro verte sul problema della libertà. Il romanzo, infatti, presenta la struttura di un dramma, con un Prologo, un Atto primo, un Atto secondo e un ironico Epiloghetto. Per tutto l’atto primo, attraverso discussioni, atteggiamenti, riflessioni, si assiste alla multiforme ricerca del protagonista, che insegue un’autonomia di volta in volta morale, politica, filosofica, estetica o psicologica. Ma tale ricerca è puntualmente capovolta nell’atto secondo, dove subentra una progressiva perdita di libertà, prima che il polipo del “destino”, che affilava i tentacoli fin dal prologo, stringendo i personaggi entro la morsa beffarda dell’epiloghetto, non ne dichiari l’impotenza fatale

Dal sito Frammenti riflessi.

 

Il romanzo di Gerardo Passannante affronta la tematica assai complicata dei rapporti relazionali e sentimentali dell’essere umano attraverso percorsi di vita che si intersecano, sovrappongono e miscelano in un malstrom affettivo, dirigendosi in ogni direzione all’interno di una labirintica condizione esistenziale che diventa paradigma dell’esistere. Nella complessa ed intricata trama, pagina dopo pagina, si riesce a mettere a fuoco il nucleo primigenio dal quale scaturisce l’intera commedia: le rappresentazioni sono sovente dettagliate così come le personalità dei protagonisti, che vengono passate al microscopio scandagliando le numerose mutazioni, metamorfosi sentimentali e pulsionalità, in un continuo susseguirsi di rimandi narrativi che traggono, ogni volta, nuova linfa vitale dall’ennesima esplosione dei sensi…

M. Barile, dalla prefazione ad Atto gratuito.

 

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SU APPUNTI DI UN COLLOQUIO INTERROTTO (1994)

Il romanzo, i racconti e la poesia di Gerardo Passannante hanno questo in comune: partono da situazioni esistenziali, da conflitti, crisi e tormenti amorosi, il cui protagonista – l’io passannantiano (o il personaggio in terza persona che gli corrisponde) – s’interroga sulla propria vicenda toccatagli in sorte e prende, da tali riflessioni, lo spunto per uno scavo autoanalitico, frugando fino in fondo nel “buio pozzo nero” dell’animo umano. L’interesse, più che psicologico, è quindi filosofico, e ovunque si percepisce la lezione dei maestri: Seneca, Shakespeare, Kierkegaard, Leopardi, Schopenhauer e Nietzsche.

L’opera di Passannante che personalmente apprezzo di più è quella poetica, condensata per ora nel sottile volumetto Appunti di un colloquio interrotto. L’io che si esprime in questi versi è un abile “loico”, un loico passionale, una mente lucida e folle, folle perché innamorata: ottima premessa per scrivere un libro di poesia. Voglio dire che i 55 componimenti (56 con la Dedica) che costituiscono il volume antologico, pur presentando una metrica varia e una dispositio libera (in quanto rinuncia alla divisione in strofe), poggiano tutti su una salda struttura concettuale, sorretta dalla riflessione; ciò nonostante, quel che in essi prevale è il tono appassionato: il sentimento. Un sentimento complesso, stratificato, tanto più rivelatore, quanto più sondato dalla riflessione. Quelli di Passannante sono testi elaborati retoricamente, con un linguaggio ricco, vario e preciso, che procede per contraddizioni e antitesi e tende a creare effetti sorprendenti, per lo più paradossali. (Il paradosso è la sua figura prediletta, ed esso ha origine dalla consapevolezza del tutto-nulla che incrina e mina le basi della nostra vita). (…)

Che insegnamento trae l’io passannantiano da quest’esperienza ora esaltante ora dolorosa, ma tutto sommato votata al fallimento (come peraltro lo è l’esistenza stessa, in un mondo “che offre per negare”)? Innanzitutto, l’amante deluso diventa lettore dei propri ricordi, e così si rende conto di provare di fronte ai propri versi quel che sentirebbe un altro, “chi per prova intenda amore”. È  dunque attraverso la poesia che l’io esce dal proprio solipsismo e supera provvisoriamente quel dubbio corrosivo che gli faceva apparire tutto come mera illusione soggettiva. (…)

G. Güntert, dalla presentazione presso il Centro Studi Italiani di Zurigo, 23.5.1996.

 

Un tentativo di recuperare il senso della poesia lirica oggi, dopo il decadentismo e le macerie ideologiche lasciate dal Novecento, non potrebbe iscriversi, di norma, che tra l’illusorio e il temerario: ma se questa prova include tra le sue premesse la consapevolezza nichilista, la meditazione sulla lezione dell’ultima produzione montaliana (…) e una riflessione sul tema d’amore quale residua istanza per accedere al “discorso estetico”, allora tale prova, nonostante tutto, deve essere presa in seria considerazione.

V. Panicara, dalla Prefazione ad «Appunti di un colloquio interrotto».

 

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SU QUASI UN CANZONIERE (2017)

 

Un nuovo Liber catulliano, un colloquio con Plebea, un contrasto di tormento e amore. Come non ravvisare la lontananza e la stringente attualità delle condizioni che coinvolgono l’io lirico e l’io narrato, le liti per la fides disattesa, gli improperi, le riconciliazioni e la separazione che scandiscono i momenti di questa finissima raccolta d’amore? Come non lasciarsi ammaliare da una storia così pura e passionale che strizza l’occhio a secoli di poesia erotica? Come non convincersi che si tratta di un moderno Canzoniere? Lo stile di Gerardo Passannante rimane incardinato su una sobrietà unica e pregnante. La sua «poetica tonale» muove tra la fluidità del parlato e il battere ritmico degli accenti metrici (quasi sempre i versi sono endecasillabi e settenari). Inattualità o forte sperimentalismo? È in atto una vera e propria distillazione di cultura ed espansioni, saldate in quasi tutte le poesie da un complesso apparato retorico imperniato su una sotterranea griglia semantica, che insieme all’armonia condiziona anche la scelta lessicale. Il tutto poi, in un ambito macrotestuale, tende a restituire non solo il “romanzo” di una storia riassumibile e lineare, ma a suggerire ancora, su quella falsariga e mediante una fitta rete di rinvii ai vari domini disciplinari, un'”universalità” tematica e filosofica. Si tratta pertanto di una poesia meditata, percorsa da sotterranei rivoli citazionistici, e persino dotti.

Dalla quarta di copertina di «Quasi un Canzoniere».

 

Tutto nasce da un “colloquio interrotto”, di cui ci restano degli “appunti”, delle “nugae”, tra il poeta e una donna, Plebea, reale e irreale insieme. Va detto che le poesie, scritte nell’arco di alcuni anni, sono in tutto ben 370 e che l’autore ne pubblica ora 140, mentre nel 1994 ne aveva pubblicate solo 55 (“Appunti di un colloquio interrotto” per i tipi delle Edizioni del Leone). (…) La lirica di Passannante è moderna proprio perché riscopre la tradizione, rifiuta ogni ermetismo e si effonde, quale empito vitale, in un verso che non rinnega affatto il pensiero e che addita di lontano il crollo delle illusioni. Ciò è frutto di una concezione tipicamente materialistica, presupposto indispensabile e sofferto, una concezione priva di Dio. Il verso esprime con la musica e il ritmo la vitalità e il sentire di un soggetto lirico pensante, filosofo sconsolato del nostro tempo. L’acquisizione del poetico è però dinamica e progressiva, con uno sviluppo testuale che culmina, nelle ultime poesie, in un canto autoreferenziale in cui messaggio e forma espressiva tendono a fondersi e a coincidere in una tensione irrisolta verso l’universalità del binomio vita–letteratura. L’io lirico ha salutato Plebea e la stessa vicenda amorosa per sempre e riflette sulla realtà duratura della poesia, che, grazie al dono della memoria,  travalica ormai i limiti del tempo e ricompone la scissione tra vero e falso. Se dunque il verso e la parola conquistano la centralità del discorso e la preminenza sul contenuto, se la formula “scrittura e ritmo” può riassumere con efficacia il perno del Canzoniere, allora l’analisi deve concentrarsi, seppur brevemente, sulla versificazione e sulle scelte stilistiche. (…)

V. Panicara, dalla Prefazione a «Quasi un Canzoniere».

 

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Breve informazione sugli autori dei commenti: Giovanna Meyer Sabino è giornalista e  sociologa; Giorgio Bàrberi Squarotti è stato critico letterario e poeta; Giuseppe Pontiggia è il noto scrittore scomparso nel 2003; Georges Güntert è professore emerito presso l’Università di Zurigo, italianista e ispanista; Massimo Barile è scrittore, critico letterario ed esperto d’arte.

Su Gerardo Passannante si consiglia di visitare i siti:

 

Le immagini presenti nell’articolo e le citazioni compaiono con il permesso dell’autore.

 

 

 

 

 

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1 pensiero su “Gerardo Passannante, narratore e poeta”

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