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HO INCONTRATO UN’AMICA FEMMINISTA: “What Happened”, di Hillary Rodham Clinton

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In questo articolo ci occuperemo del memoire What Happened, scritto da Hillary Clinton dopo le controverse elezioni americane del 2016. Il titolo è stato scelto per la categoria “A past Goodreads Choice Awards” della Popsugar Reading Challenge; il titolo in questione ha vinto infatti il primo posto nella gara Goodreads del 2017 nella sua categoria. 

Scrivere la recensione di un memoire non è un compito facile, infatti c’è sempre il rischio di confondere il narratore con l’autore reale. Mi spiego meglio. Secondo me è necessario astrarre la voce narrante da quella che è la reale Hillary Clinton, prendere questo libro come la narrazione di una candidata qualunque, che racconta la sua esperienza elettorale. Questo perché, trattandosi di un personaggio politico, si rischia di essere o troppo prevenuti o troppo accondiscendenti, a causa del bombardamento mediatico che, positivamente o negativamente, ha influito sull’immagine della narratrice. Per quanto riguarda questa recensione, chi la scrive non vuole veicolare un messaggio politico e non andrebbe tacciata di idealismo o naività: si tratta di un libro e come tale sarà trattato. 

Come accennato, What Happened, descrive quanto accaduto durante e dopo le elezioni. Il primo capitolo narra proprio il giorno dopo la pubblicazione dei risultati e riesce efficacemente a regalarci un’immagine intima di una Hillary più sconvolta che sconfitta. La narratrice racconta dei giochi con la nipote, delle passeggiate nel bosco con il marito e il cane; insomma, rende subito chiaro al lettore che stiamo parlando, non solo del primo candidato donna a concorrere per il posto di presidente degli Stati Uniti, ma anche, come scrive lei stessa: “di una moglie, di una madre e di una nonna”. Tornando però al periodo di campagna elettorale, Hillary racconta di cosa abbia significato per una donna fare campagna elettorale per la Casa Bianca contro un uomo come Donald Trump e contro le sue “non-verità”: 

Ascoltando Trump, sembrava quasi che il concetto stesso di “verità” fosse scomparso dalla faccia della Terra. […] Quando la persona più potente nella nostra nazione dice: “non credete ai vostri occhi, non credete agli esperti, non credete ai numeri, credete solo a quello che dico io,” questo scava un grosso buco in una società democratica e libera come la nostra.

Questa è solo una delle molte accuse di disonestà che la candidata inserisce nel suo libro, chiarendo anche però che non sono mancate persone di questo tipo nella sua vita precedente. La parte dedicata alla giovane Hillary è forse una delle più interessanti. La sua lotta per diventare avvocato e l’esilarante esperienza nel Montana ne sono solo due esempi; e  della seconda vi vorrei dare un assaggio. Si tratta di una giovane Hillary, appena diventata avvocato, incaricata di discutere in tribunale un caso pensale. La parte esilarante consiste nel fatto che un gruppo di uomini, che di solito scendevano in paese una volta all’anno per fare provviste, decide di andare quel giorno in tribunale per vedere (per la prima volta!) una donna avvocato. 

Ed è forse già da questo episodio, che diventa chiaro come Hillary, nel suo libro, si propone, a mio parere con successo, come un’icona femminista; prima di tutto raccontando cosa volesse dire essere donna in quegli anni. E questo è possibile  grazie al fatto che la narratrice si trova a fare le sue prime esperienze di vita adulta nel momento giusto e nel posto giusto, come lei stessa racconta in maniera entusiasta: 

Le famiglie stavano cambiando. Il lavoro stava cambiando. La legge stava cambiando. Il modo di vedere le donne, che aveva influenzato le nostre vite per millenni, stava cambiando – finalmente!. Io mi sono inserita in questo scenario proprio nel momento giusto, come un surfista che incontra l’onda perfetta. Tutto ciò che sono, tutto ciò che ho fatto, tutto ciò che rappresento fiorisce da questo felice accidente del destino.  

Ma cosa è cambiato da allora ad oggi ? Molto, sembra asserire la Clinton, ma non abbastanza: 

Nella mia esperienza personale, in politica le donne devono essere in grado di bilanciare tutto come prestigiatori, e più sali nella scala lavorativa e peggio è. Se siamo troppo dure, non siamo attraenti. Se siamo troppo deboli, non possiamo giocare nella lega dei grandi. Se lavoriamo troppo, stiamo trascurando la famiglia. Se mettiamo prima la famiglia, non prendiamo il lavoro abbastanza seriamente. Se abbiamo una carriera, ma non dei bambini, c’è qualcosa che non va in noi, e vice versa. Se vogliamo competere per posti di responsabilità, siamo troppo ambiziose. 

Questo senso di frustrazione che si legge tra le righe perdura in tutto il libro ed è qualcosa che credo accomuni molto donne in un mondo per cui i diritti esistono, ma forse solo su carta. Quante volte ci viene detto che ormai le donne e gli uomini hanno gli stessi diritti? che non veniamo più giudicate per le nostre scelte? etc… ma non è così! Le veline mezze nude sono ancora in tv (e di velini non ne ho mai visti), una donna è ancora “poco femminile” se non ama le minigonne e Hillary Clinton ha perso le elezioni americane contro un soggetto che in una registrazione audio ha dichiarato di aver violentato una ragazza. Come detto, ci sono ancora molte cose da pareggiare: 

Credo ancora che, come detto molte volte, migliorare i diritti e le opportunità delle donne e delle ragazze sia il compito non concluso del ventunesimo secolo. Questo comprende, un giorno, avere successo dove io ho fallito e riuscire ad eleggere una donna presidente degli Stati Uniti. 

Questi sono solo alcuni temi che rendono la Clinton un simbolo del femminismo moderno e la sua storia è una storia femminista, almeno da quanto si legge in questo libro. Ed è una storia fatta di scelte basate su una strenua ricerca di libertà e indipendenza:

[…] ma alla fine della giornata, chi decide se una donna deve rimanere incinta? Un politico del congresso che non l’ha mai incontrata? Un giudice, che ha parlato con lei al massimo qualche minuto? O dovrebbe la donna essere in grado di prendere queste decisioni sulla sua vita, sul suo corpo e sul suo futuro, da sola? 

Tutto questo insistere su uguaglianza di genere e diritti alla scelta  vi può sembrare datato eppure non lo è. E la narratrice lo rende molto chiaro. Lo fa con un tono diretto (con il quale non manca di spiegare l’intricata faccenda dello scandalo delle email), passionale e ironico (con il quale non risparmia le frecciatine ad un certo misogino e omofono presidente russo). 

La narratrice spesso si rammarica di essere percepita dagli elettori come una donna fredda e calcolatrice (una delle ragioni che fecero preferire poi Obama nel primo mandato) e, dopo aver letto questo libro, la ragione appare chiara. Si tratta di un personaggio assolutamente orientato al risultato, pragmatico; Hillary è una statista, una che programma. Tuttavia leggere questo memoire aiuta il lettore a vedere la passione che c’è dietro alla concentrazione e dietro a questo, apparentemente arido, pragmatismo. Questo è  un tratto della psicologia della narratrice che l’ha di molto avvicinata al mio sentire di lettrice. In uno dei capitoli, si parla proprio di quanto sia difficile bilanciare idealismo e realismo; tuttavia è difficile parlare di questo alle folle che vogliono il sogno, che vogliono il leader, che vogliono gli ideali. E Hillary esce da questo libro come un candidato capace, ma profondamente incompreso.

Non posso fare a meno di consigliare di leggere questo libro, perché la narratrice potrebbe sorprendervi e diventare un modello o almeno un’amica, come tanti personaggi che si possono trovare tra le pagine dei libri. Si tratta di una donna che, non a caso, è stata definita da un personaggio come Trump “nasty woman” (donna sgradevole). Eppure, sempre non a caso, quell’appellativo è diventato un complimento per molte donne. 

Vorrei concludere dicendo che questo libro non ha valore solo per le vicende che racconta, ma per i principi in esso contenuti, per il modello che propone, al di là del personaggio reale, che, invece, passerà come tutti, col tempo. 

Perché il mondo ha bisogno di molte nasty women

Se volete approfondire il tema del femminismo nell’epoca di Trump: Nasty Women: Feminism, Resistance, and Revolution in Trump’s America

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2 pensieri su “HO INCONTRATO UN’AMICA FEMMINISTA: “What Happened”, di Hillary Rodham Clinton”

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