La dottoressa Jill Bolte Taylor si occupa di neuro-anatomia ed è specializzata nell’analisi di tessuti cerebrali morti. Nata nel 1959, all’età di 37 viene colpita da un ictus celebrare, causato da una malformazione congenita: una malformazione altero-venosa (MAV).
My Stroke of Insight è un resoconto scritto dalla Dr. Taylor che narra le vicende comprese tra la mattina in cui la protagonista si rende conto di quanto sta succedendo nel suo emisfero celebrare sinistro, fino a due anni dall’intervento chirurgico con il quale il coagulo formatosi verrà rimosso. Lo stille della narrazione è davvero scorrevole, sia che lo si legga in inglese (lingua originale) che in traduzione italiana; essa ha infatti il pregio di introdurre termini medici e osservazioni tecniche in maniera che anche chi si trova lontano dal mondo medico o neuroscientifico possa essere in grado di comprendere quanto viene detto.
Quello che colpisce il lettore in questo libro è sicuramente la forza d’animo della “paziente” e la passione per il proprio lavoro; questo aspetto è molto evidente già dalle prime pagine, quando si racconta di come la dottoressa andasse in giro a suonare la chitarra cantando per convincere le persone a donare il proprio cervello, dopo il decesso. Solo così si potranno infatti fare passi avanti nella ricerca per cercare di trattare malattie per ora incurabili.
Mi sento di consigliare vivamente questo libro, il primo della mia Popsugar Reading Challenge , davvero ad un pubblico vasto sostanzialmente per due ragioni. Prima di tutto fornisce una chiara descrizione dei sintomi di un ictus. In America, ma anche nel resto del mondo, l’ictus è una delle fonti più comuni di morte e questo proprio perché chi ne ha esperienza non subito ne riconosce i sintomi e non riesce quindi a chieder aiuto in tempo. Il libro della Dr. Taylor tuttavia è un aiuto per coloro che hanno avuto un ictus anche in sede di riabilitazione in quanto fornisce un elenco dettagliato nel quale illustra cosa significhi la riabilitazione, come ci si dovrebbe comportare in presenza di un paziente che abbia subito questo tipo di trauma e, infine, come sia possibile riprendersi da esso. Questo è quanto racconta la paziente Taylor.
Ancora più interessante è quanto racconta la Taylor scienziata innamorata di quest’organo meraviglioso che è il cervello. Da qui il titolo della recensione: per la narratrice l’ictus rappresenta un’incredibile opportunità di studiare il proprio cervello dall’interno. Questo uno dei primi pensieri che ruotano nella sua mente la mattina dell’accaduto:
Okay, sto andando a lavorare. Adesso vado a lavorare. Sono capace di arrivarci? Sono in grado di guidare? Mentre richiamavo alla mente la strada per il McLean Hospital, il braccio destro mi ricadde paralizzato lungo il fianco e persi l’equilibrio. Fu allora che capii. Oh, mio Dio, è un ictus! È un ictus! L’istante successivo, per la mente mi passò come un lampo un pensiero: È stupendo!
Mi sentivo come sospesa in uno stato di euforico stupore […] Quanti sono gli scienziati che hanno l’opportunità di studiare dall’interno le proprie funzioni cerebrali e il proprio deterioramento mentale? Avevo dedicato l’intera esistenza a cercare di comprendere in quale modo il cervello umano crea la nostra percezione della realtà. E adesso, quell’incredibile ictus illuminante!
A questo punto capirete che al cuore del libro che state leggendo non c’è in realtà
l’ictus. Esso è stato soltanto l’evento traumatico che ha portato a un’illuminazione. Al cuore di questo libro ci sono la bellezza e le doti di recupero del cervello umano, frutto della sua capacità innata di adattarsi continuamente al cambiamento e ripristinare le sue funzioni.
Accidenti! Vi siete mai chiesti quante piccole operazioni sta eseguendo il vostro cervello in questo preciso momento, mentre leggete questo libro?
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