…il pensiero di far l’amore con me la sconcertava, l’imbarazzava: tale e quale come se avesse immaginato di farlo con un fratello, (…) l’amore (così almeno se lo figurava lei) era roba per gente decisa a sopraffarsi a vicenda, uno sport crudele, feroce, ben più crudele e feroce del tennis!, da praticarsi senza esclusione di colpi e senza mai scomodare, per mitigarlo, bontà d’animo e onestà di propositi. (…) Stupidamente onesti entrambi, uguali in tutto e per tutto, come due gocce d’acqua («e gli uguali non si combattono, credi a me!»), avremmo mai potuto sopraffarci l’un l’altro, noi, desiderare davvero di «sbranarci»? No, per carità. Visto come il buon Dio ci aveva fabbricati, la faccenda non sarebbe stata né augurabile né possibile.
(Micol e Giorgio, da «Il giardino dei Finzi-Contini» di Giorgio Bassani)