La Vita nuova è un’ opera nella quale Dante ci ripropone, ad anni di distanza dalla loro composizione, le poesie scritte nella sua giovinezza. Offrendo al lettore particolari in retrospettiva, l’opera consente al lettore una lettura privilegiata della poesia, attraverso i commenti e le narrazioni in prosa. Tali eventi erano oscuri, per ovvie ragioni, ai contemporanei di Dante che leggevano le poesie quando quest’ultime circolavano isolatamente. Di fatto ci si ritrova davanti a quello che potrebbe essere a tratti definito un romanzo di formazione, un auto-commento, un romanzo autobiografico: la critica non è ancora concorde sul genere da attribuire a quest’opera. Forse è meglio così: la sua natura è davvero multiforme!
Tuttavia non voglio soffermarmi troppo sulle varie vicissitudini critiche che hanno interessato l’opera in sé, sul fatto che pochi la conoscono e pochissimi l’hanno letta. In verità io credo che sia uno di quei libri tabù di cui molti parlano senza sapere davvero di cosa stanno parlando. Ho notato, anzi, un certo imbarazzo quando, magari ad una cena tra amici che condividono gli stessi interessi culturali, esce il titolo della Vita Nuova. Questo accade proprio perché è considerato un libro per iniziati, per gente del settore.
Eppure qui c’è bisogno di spezzare una lancia in difesa di questo libello che non si può certamente definire un mattone, anzi! Non stiamo mica parlando di un trattato filosofico! Io penso che anche per coloro che non sono troppo abituati alla letteratura medievale questo sia un buon punto di partenza.
Da lettrice, senza nessuna pretesa critica (sia mai!), penso che il vero merito della Vita Nuova sia quello di avvicinare il lettore alla vita intima e forse quotidiana di quello che per molti è considerato una specie di mostro inavvicinabile: Dante Alighieri. Non solo, io credo che una lettura a scuola di questo libro, prima di far affrontare agli allievi la Commedia, sia vantaggiosa e possa favorire la comprensione delle forze emotive che hanno portato alla composizione delle opere future.
Insomma, senza dilungarsi troppo, vorrei sottolineare che la Vita Nuova non è un mattone, non è illeggibile, non è un trattato filosofico; quest’opera è prima di tutto un bel libro! Un libro da leggere, insomma, come altri (parliamo comunque di letteratura!). Certo, con questo non si intende sminuire il lavoro di tanti critici che hanno lavorato intorno al libello, piuttosto bisogna ricordarsi che la densità concettuale delle opere dantesche va affrontata, se si vuole, una volta conosciuto il testo. Quest’ultimo rimane tuttavia comprensibile anche ad una lettura superficiale.
Bisogna prima leggere e poi analizzare; come lettore non si è chiamati a fare un’analisi critica di ogni parola, ma a godersi le pagine di un’opera che ha tutte le carte in regola per essere goduta ancora oggi.
Alziamo il velo di imbarazzo e insicurezza e godiamoci un bel libro!
L’ho letta a 15 anni, e poi non so più quante volte. Ora mi hai fatto venire voglia di rileggerla ancora!
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Sono contento di questa segnalazione, che restituisce alla “Vita nuova” la sua importanza e ne riconosce la freschezza e l’attualità.
Ho letto integralmente il “libello” tanti anni fa, la prima volta che ho insegnato Italiano in terza liceo, proprio perchè si tratta di un’opera che permette di conoscere bene sia il poeta che l’uomo Dante e naturalmente perché prepara alla lettura della Commedia. Era quindi ideale per l’insegnamento e mi pare che venisse apprezzata abbastanza. È un testo sorprendente per leggibilità e godibilità. Anche le canzoni più complesse, introdotte e spiegate dallo stesso autore, risultano chiare e si inquadrano bene nella narrazione autobiografica. E poi si deve considerare che la “vita nuova rinnovata dall’amore” è quella di un giovanissimo, che prova emozioni e sentimenti che un liceale può benissimo comprendere e condividere.
Complimenti per l’articolo e per la scelta del tema.
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